Il cyberbullismo è un reato autonomo? In Italia no. Tante proposte ma nessuna legge

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La proposta per configurare il cyberbullismo in reato autonomo in Italia c’è ma stenta a muovere i primi passi.  In ordine di tempo, si tratta della proposta di legge “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del bullismo informatico”, presentata il 23 gennaio 2014 da un gruppo di deputati, che vede come prima firmataria Micaela Campana.

Nei primi articoli l’iniziativa mira a definire quelli che sono i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo mentre nei successivi l’intento è quello di creare una stretta collaborazione con le scuole, ambiente dove per la maggior parte dei casi il problema nasce e si sviluppa.

Di fondamentale importanza è l’articolo 4 che specifica la durata della pena e al comma 3 coinvolge genitori e dirigenti scolastici:

  1. “È punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con le condotte previste dagli articoli 2 e 3, cagiona un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero ingenera un fondato timore per la propria incolumità.

  2. Se il soggetto è minore di anni 18, si applicano le disposizioni previste dall’articolo 98 del codice penale.

  3. Se il soggetto è minore di anni 14, i genitori e i dirigenti scolastici sono tenuti a predisporre un piano di lavoro straordinario a servizio negli istituti scolastici di appartenenza, oltre l’orario scolastico, secondo le modalità più consone e nel rispetto della persona”.

In Italia finora, infatti, proprio in materia di cyberbullismo c’è un vuoto normativo e il fenomeno non è ancora configurato come reato autonomo. Però sia il codice penale che il codice civile permettono di punire il cyberbullo, anche se minorenne, in base a reati già concretamente applicati.

micaela campana

foto Facebook

A spiegarci nel dettaglio la proposta di legge è la deputata Micaela Campana (nella foto):

Presentata il 23 gennaio 2014, a che punto è l’iter burocratico della proposta di legge per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del bullismo informatico?

Nelle ultime settimane la commissione Giustizia che sta esaminando le varie proposte di legge sul tema del bullismo e cyberbullismo congiuntamente alla commissione Affari sociali ha ascoltato in commissione le associazioni, i rappresentanti delle maggiori piattaforme social come facebook e importanti giuristi. Da tutti è emersa la necessità di regolare un fenomeno dilagante tra i nostri giovani, dando strumenti adeguati per le indagini agli operatori della giustizia.

La proposta di legge mira a collaborare a stretto braccio con le scuole. Secondo la sua esperienza quanto le scuole stanno facendo in proposito, anche rispetto all’Europa, e quanto ci sarebbe ancora da fare?

Non poteva essere altrimenti. I nostri ragazzi passano la maggior parte del loro tempo a scuola, è lì che si sviluppa la loro socialità, le loro amicizie, con vizi e virtù.  Quando parliamo di scuola parliamo anche di adulti però. Perché a fronte di una generazione “nativa digitale” non corrisponde una classe di adulti /educatori altrettanto tecno avanzati. Per cui spesso si finisce per marginalizzare tutto quello che non si svolge nella piazza reale, semplicemente perché sfugge materialmente al controllo. I nostri genitori ed insegnanti sono molto abili a controllare gli spazi fisici frequentati dai nostri giovani, quasi per nulla le piazze virtuali. Molte scuole hanno iniziato dei percorsi di sensibilizzazione avvalendosi dell’esperienza di associazioni e della Polizia Postale. Il Miur da anni promuove una campagna dal nome “Una vita da social” che ha portato il tema nelle scuole. Rispetto a quello che ci sarebbe ancora da fare, credo che di fronte ai recenti dati Istat che mostrano che nel 2014, poco più del 50% degli 11-17 enni è rimasta vittima di episodi di bullismo, sia necessario di arrivare ad una legge che definisca il fenomeno e per i casi più gravi preveda una pena. Personalmente, credo che solo dando uno strumento certo come una legge, che al contempo preveda la prevenzione nelle scuole e poi la sanzione, sarà più chiaro che il web non è una zona franca. E poi a quei ragazzi che hanno perso la vita e ai loro genitori, lo Stato non può rispondere con una semplice prevenzione. Una legge ad hoc finirà per tutelare vittima e bullo.

Qual è l’anello debole della società, dove affrontare maggiormente la problematica del cyberbullismo? (genitori, insegnanti, adolescenti….)

Sicuramente c’è stata una sottovalutazione del fenomeno da parte del mondo degli adulti. A fronte di una tecnologia che si evolve velocemente, il mondo degli adulti e degli insegnanti ha fatto fatica a stare con il passo con i tempi. Il nostro sistema educativo è analogico rispetto al mondo degli smartphone. La nostra scuola solo negli ultimi anni ha organizzato degli incontri sul tema, spesso più utili agli insegnanti e genitori per aumentare la consapevolezza dei rischi che si corrono dietro lo schermo.

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Infine, in cosa consiste la campagna di sensibilizzazione ‪#‎bellimanonbulli?

La campagna nasce dalla volontà di accompagnare l’iter parlamentare della legge ad un viaggio nelle scuole. Non volevo che la proposta di legge rimanesse chiusa nelle aule parlamentari, ma che diventasse il pretesto per moltiplicare le occasioni di incontro con i ragazzi. Così abbiamo pensato ad una campagna che coinvolgesse tutte le realtà che si occupano del fenomeno e delle problematiche legate al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza e che coinvolgesse gli “idoli” dei nostri ragazzi. In quasi due anni sono stati molti i testimonial che abbiamo portato nelle scuole come: Francesco Totti, Silvia Salemi, Roberto Farnesi, Giulia Luzzi, Kaligola e tanti che in vario modo hanno animato la campagna. Abbiamo toccato decine di istituti in tutta Italia incontrando migliaia di ragazzi. Ogni volta qualcuno si è avvicinato a noi, pubblicamente o a margine delle iniziative, per confidarsi. Forse finalmente vedevano interlocutori affidabili, che potessero comprendere al meglio la loro problematica. Per questo credo sia importante proseguire questo percorso di dialogo con i ragazzi e aumentare le occasioni di conoscenza per gli adulti di riferimento come genitori ed insegnanti.

La proposta di legge della deputata Campana rappresenta la prima, almeno nel 2014, presentata in Italia.

Ecco di seguito tutte le proposte di legge finalizzate alla prevenzione e al contrasto del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, con particolare riferimento alla tutela dei minori.

Proposta di legge “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione
e il contrasto del bullismo, anche informatico”, n. 2408, presentata il 27 maggio 2014, prima firmataria deputata Iori. Sembrerebbe essere innovativo, per la materia trattata l’articolo 11 “Attività per il contrasto dell’istigazione al suicidio”.

Proposta di legge “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto
del bullismo, anche informatico”, n .2435, presentata il 6 giugno 2014, a firma esclusiva della deputata Brambilla.  La proposta all’articolo 6 si preoccupa dell'”Assistenza alla vittima e rieducazione dell’autore di condotte di bullismo”, punto della legge simile a quello n.5 della deputata Campana.

Proposta di legge “Norme in materia di contrasto al fenomeno del cyberbullismo”, n. 2670, presentata il 15 ottobre 2014, prima firmataria la deputata Iori.

Ad ogni modo, soltanto una proposta di legge è andata avanti nell’iter burocratico e presentata qualche giorno dopo le “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del bullismo informatico” oggi è in attesa della fase deliberativa. Si tratta del disegno di legge 1261“Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, inizialmente proposta di legge n.3139 presentata il 27 gennaio 2014, suddivisa in 6 Articoli, che vede come prima firmataria la senatrice Elena Ferrara.

Il ddl 1261 però a differenza della precedenti proposte di legge è rivolto soltanto al fenomeno del cyberbullismo e mira a mette in rete diversi soggetti istituzionali e non, in difesa e prevenzione del problema.

L’articolo 6 chiarisce infine che:

“Fino a quando non è stata proposta querela o non è presentata denuncia per taluno dei reati di cui agli articoli 594, 595 e 612 del codice penale o 167 del codice di protezione dei dati personali di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, commessi, mediante la rete internet, da minorenni di età superiore agli anni quattordici nei confronti di altro minorenne, è applicabile la procedura di ammonimento di cui al-l’articolo 8 del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, e successive modificazioni”.

Insomma in materia di cyberbullismo è chiaro che in Italia c’è un vuoto normativo che deve essere urgentemente colmato e le proposte di legge, se pur simili tra loro in molti punti, devono trovare un seguito velocemente. Non servono solo le iniziative sparse in ogni città, occorre adesso mettere nero su bianco con una legge chiara e proteggere le vittime.

Leggi anche: NORMATIVE E DIRETTIVE PER CONTRASTARE IL CYBERBULLISMO 

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