Adolescenti, amore al primo “like”. Aumentano gli appuntamenti al buio [Video]

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Tutto parte da una semplice richiesta di amicizia tramite social. Poi comincia lo scambio d’informazioni: nome, cognome, età ed infine si passa direttamente ad un appuntamento. Il tutto nel giro di 4 giorni e praticamente senza conoscersi. Un dettaglio non indifferente, inoltre, è l’età delle ragazze: adolescenti, intorno ai 14 anni.

Questo è un esperimento sociale condotto da Coby Persin, uno YouTuber, che attraverso Child Predator Social Experiment denominato “The Dangers Of Social Media” (I pericoli dei social media), il giovane autore dimostra come sia semplice finire in guai seri e quanto possa essere pericoloso un “nuovo amico” conosciuto in chat.

Coby Persin, con il permesso dei genitori delle ragazze, ha aperto un falso profilo Facebook, ha richiesto l’amicizia a queste tre 14enni, raccontando di essere un quindicenne appena arrivato in città, ed ottenuto un appuntamento al buio. La prima ragazza l’ha incontrata in un parco pubblico vicino casa, la seconda in casa propria e la terza invece all’interno di un furgone. Questo sotto gli occhi increduli dei genitori, sicuri che le proprie figlie, non avrebbero mai accettato un appuntamento da uno sconosciuto.

Le ragazze, infatti, non solo hanno accettato la richiesta di amicizia on line ma anche l’invito e dato il proprio indirizzo di casa. All’appuntamento il ragazzo è andato con i genitori delle “vittime” e la reazione è stata tutta una sorpresa. [Guarda il video sotto]

Sul profilo del social network di Coby Persin si legge: “Grazie Coby io vivo in Australia e siamo anche noi genitori, come quelli del tuo video e abbiamo parlato con i nostri figli riguardo gli sconosciuto e i predatori online. Il tuo video è stato uno strumento fantastico per mostrare ai nostri figli quello che può succedere. Lo sguardo sulle loro facce appena hanno visto il video mi ha dimostrato quanto adesso abbiamo imparato la lezione. Grazie”.

E in Italia?

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Secondo una ricerca, effettuata da IPSOS per Save the Children, con metodologia CAWI dal 19 al 26 gennaio 2015 su un campione di 1003 adolescenti fra i 12 e i 17 anni, stratificato e casuale, selezionato in base a quote per sesso, età, area geografica: “Grazie alle nuove tecnologie in mobilità, le relazioni virtuali sulla Rete sono ancora più accessibili: se da un lato diminuiscono i ragazzi che affermano che sono ancora diffuse l’invio e la ricezione di messaggi con riferimenti al corpo o all’affettività sui social network (-4% e -7% dal 2013), dall’altro aumenta il numero di quelli che – secondo quanto riferiscono gli intervistati – si danno appuntamento di persona con qualcuno conosciuto solo su Internet (35% nel 2015, + 7 punti percentuali dal 2013) e quelli che gli danno il proprio numero di cellulare (39% nel 2015, + 6 punti percentuali dal 2013)”.

Preoccupante è il tipo di esperienze che questi ragazzi vivono sulla Rete:

  • il 46% degli intervistati afferma che lui/lei o un amico/a ha scoperto che la persona incontrata in Rete non era di fatto quella che diceva di essere, esperienza vissuta direttamente per il 15% del campione;
  •  il 35% degli intervistati afferma la ricorrenza di atti di cyberbullismo, nei confronti degli amici o di se stessi (9%).

Se da un lato, si legge, questi ragazzi possono vivere situazioni di disagio utilizzando la Rete, una parte di loro sembra non percepire il relativo pericolo o non esserne totalmente consapevole. Ad esempio, solo per il 38% dei ragazzi le molestie via cellulare/email/internet rappresentano una minaccia. In più, la percentuale di chi sa che cos’è il pulsante “segnala abuso” su un social non supera il 59% e scende al 53% tra i 12 e i 13 anni.

Secondo il 33% degli intervistati, spiega Save the Children, sarebbe un fenomeno abbastanza comune tra i loro amici quello di darsi appuntamento di persona con qualcuno conosciuto solo in un gruppo WhatsApp o di App simili. Uno su tre sarebbe solito inviare dati personali, come il proprio nome, la scuola frequentata o l’indirizzo di casa ad un gruppo virtuale, frequentato anche da persone che non conosce. Infine, quasi uno su quattro – secondo quanto riportato dagli intervistati – invierebbe a questi gruppi messaggi con video e foto con riferimenti sessuali.

Di contro il sondaggio rivela un dato molto interessante che sfaterebbe, per certi versi, lo stereotipo degli adolescenti indifesi. “Anche se sembrerebbe che questi ragazzi si mettano spesso in condizioni di rischio con i loro comportamenti, gli adolescenti- rivela lo studio- non sono però “incoscienti digitali”. Secondo la ricerca IPSOS questi ragazzi sembrerebbero essere piuttosto informati: per la loro età non sono del tutto all’oscuro delle regole che stanno alla base degli strumenti che utilizzano e si muovono con disinvoltura nello “Stato libero di Internet”. Piuttosto – come è nella natura degli adolescenti – non si preoccupano troppo delle regole e della prudenza”.

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